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Nello BrogginiUn NO convinto all’iniziativa “Per un freno ai costi”

14.05.24 - 09:25
Dr. med. Nello Broggini, Vicepresidente Ordine dei Medici Cantone Ticino
Nello Broggini
Un NO convinto all’iniziativa “Per un freno ai costi”
Dr. med. Nello Broggini, Vicepresidente Ordine dei Medici Cantone Ticino

Il 9 giugno saremo chiamati a votare sull’iniziativa federale avanzata da Il Centro “Per un freno ai costo della sanità”. In pratica se i costi della sanità in un anno superano il 20%

l’aumento dei salari, i costi verranno bloccati dalla Confederazione e dai Cantoni. L’aumento dei costi per quell’anno non verrà riconosciuto e varrà il budget dell’anno

precedente. Questo significa introdurre il concetto di Budget globale: io ti dò una somma da spendere, se la superi dovrai introdurre i risparmi necessari al tuo interno. Facile da dirsi, ma è davvero possibile? No! E soprattutto questo non porterebbe ad una diminuzione dei premi, che è ciò che interessa ai cittadini. Perché? I costi della sanità aumentano in modo costante del 2,5-3% all’anno (nel 2021 del 5,9% con il COVID), non solo da noi ma in tutta l’Europa. Tant’è vero che la sanità da noi richiede il 12% del PIL (11,7% nel 2022 per un lieve calo della spesa),rispetto al 12,4%-12,8% in Francia, Germania, Regno unito e al 17% negli Stati Uniti! Hanno una migliore sanità? Per nulla. Perché un aumento è fisiologico? Per due motivi principali: l’invecchiamento della popolazione è sicuramente il fattore principale. In Ticino quasi il 30% della popolazione supera i 65 anni ed il 15% supera gli 80 anni (in Svizzera il 22% e rispettivamente il 12%). Se un paziente di 60 anni costa mediamente 5’000 franchi all’anno, a 90 anni costa 16’000 franchi ed il 4% della popolazione costa 80’000 franchi a persona.

L’altro motivo è l’evoluzione tecnologica nella medicina: pensate ai mezzi diagnostici di cui disponiamo da diversi anni (TAC, risonanza, esami di laboratorio, ecc.), pensate a quanti interventi oggi possono essere fatti in sicurezza, pensate a quanti interventi vengono fatti a livello ambulatoriale (emblematici gli interventi al cuore ed alle coronarie in cui tutto

si svolge nell’ambito di una giornata e la sera si può tornare a casa).

Poiché questi due fattori sono inarrestabili, volerne ridurre il finanziamento ha conseguenze inaccettabili: diminuire la remunerazione dei medici e del personale sanitario, in particolare dei medici di famiglia, già oggi confrontati con costi di gestione dello studio a volte proibitivi e che sempre più scarseggiano perché stufi.

Inoltre significa introdurre una medicina a due velocità: di fronte ad una offerta che dovrà diminuire, chi disporrà di mezzi propri o di assicurazioni complementari avrà un più facile accesso ai mezzi diagnostici e terapeutici. È questa la medicina che vogliamo? Vogliamo davvero rinunciare alla costruzione sociale e di altissima qualità di cui godiamo? NO, in modo convinto! Tanto più che questa iniziativa non ridurrebbe i premi di cassa malati, che dipendono non tanto dalla spesa sanitaria, quanto dalla modalità di finanziamento a carico delle casse malati. Ma questa è un’altra storia.

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